Concorso Internazionale - Archivio storico dei Sassi

Archivio della Memoria Storica dei Sassi
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Archivio della Memoria Storica dei Sassi
Tavole grafiche a corredo di
progetti presentati nel
Concorso
Internazionale
per il restauro urbanistico-ambientale
dei rioni Sassi di Matera

TAVOLE DEI PROGETTI DEL CONCORSO INTERNAZIONALE
PER IL RESTAURO URBANISTICO-AMBIENTALE DEI RIONI SASSI DI MATERA

La trama espositiva cucita con gli “scatti” di Augusto Viggiano e con le “tavole” riproducenti i progetti presenti nel Concorso Internazionale per la rivitalizzazione dei rioni Sassi vive di una chiara coerenza.
La sensibilità culturale di Viggiano scrive un codice visivo dei Sassi fissato nella sua unicità storica e drammatico nel mutismo del suo abbandono,
Le “tavole” del Concorso fanno da controcanto a tale austero silenzio, proponendo innesti progettuali per riportare linfa vitale in un organismo urbano spogliato dei suoi abitanti.
Il concorso internazionale fu pensato per suggerire soluzioni possibili nell’opera poderosa di rivitalizzare uno spazio abitativo distillato nel tempo dalla capacità insediativa dell’uomo.
Non si trattava di tenere in vita un luogo, ma di dare vita a una città.
Maturata nel 1967 e proposta nella legge n. 126 dello stesso anno, la scelta del concorso venne, con necessarie integrazioni, riconfermata dalla legge n. 1043 del 1971 che trasfuse nella normativa le sollecitazioni innovative elaborate in uno schema di legge redatto nel gennaio 1970 dal Circolo culturale “La Scaletta” di Matera.
Infatti, il dettato della legge n. 1043 superò il concetto elementare di semplice risanamento per approdare a quello più coerente di “restauro urbanistico ambientale”, inserendo così nella disciplina legislativa il prospicente altopiano murgiano.
Altra importante novità fu la individuazione della autorità che avrebbe presieduto la Commissione esaminatrice: Il Provveditore alle Opere Pubbliche fu sostituito dal Sindaco della città.
Con tali esiti la Commissione iniziò e concluse i lavori sotto la presidenza del Sindaco di Matera dott. Francesco Padula.
I lavori della Commissione esaminatrice si conclusero senza la proclamazione di un vincitore assoluto perché non fu possibile individuare tra i concorrenti un progetto che rispondesse alle indicazioni del bando di concorso; furono così assegnati i premi minori a titolo di rimborso spese.  
Questa la motivazione ufficiale.
In verità la Commissione non approdò alla nomina di un vincitore perché si convenne che non poteva affidarsi ad un professionista esterno la pianificazione di un’area urbana, rappresentativa del vitalismo storico della città.
Tale orientamento della Commissione traspare dalla lettura della nota conclusiva dei giurati, verbalizzata dal segretario  Bernardo Rossi Doria, dove è precisato: “l’esito del concorso è in linea con la più aggiornata cultura urbanistica; la città non deve più essere oggetto distaccato di una formale programmazione rimasta sempre sconfitta dalla forza dirompente degli interessi particolari, esaltati dalla incontrollata pianificazione urbana... Per tale ragione non è più possibile delegare a tesi disegnate l’intervento dell’assetto e dell’uso territoriale, laddove è necessario che sia la pubblica amministrazione, e con essa l’intera comunità, a dominare le fasi fisiologiche della vita della città, attraverso lo strumento della gestione”.
Nell’affidare al Comune, vero vincitore del Concorso, il governo del restauro urbanistico-ambientale di un’area urbana così pregnante, veniva con forza rivolto questo imperativo invito: “I compiti che il comune di Matera è chiamato ad assolvere con il risanamento dei Sassi esigono la creazione di una struttura tecnica e amministrativa adeguata”, la cui istituzione “sarà uno dei primi problemi che l’Amministrazione si troverà ad affrontare”.
Era il tempo dell’affermato modello della nuova cultura della città invocata da Lewis Mumford e attuata, con tutti i rischi di una rivoluzione culturale, da Roberto Cervellati nella città di Bologna.
E Matera ebbe questo Ufficio del piano grazie alla feconda alleanza con la Soprintendenza ai Monumenti della Basilicata, guidata dall’arch. Corrado Bucci Morichi.
Utilizzando la legge n. 285 del 1977, il Soprintendente costituì una Cooperativa di trenta unità, denominata “I Sassi”, i cui soci furono assegnati al Comune di Matera, quale struttura tecnica e amministrativa in grado di assumere, di fatto, il ruolo di Ufficio di piano.
All’epoca il Comune disponeva nell’ufficio tecnico (lavori Pubblici e Urbanistica) di un ingegnere, di un laureato in giurisprudenza e di sei geometri !!!
La generosa attenzione del Soprintendente fortificò la struttura comunale con la presenza di sei architetti, sei ingegneri, dodici geometri e di sei amministrativi.
Il coordinamento del folto gruppo progettuale e gestionale fu affidato all’architetta Maria Letizia Martines, esperta e qualificata professionista.
La prima compiuta progettualità interessò il comparto di via Fiorentini e l’inizio dei relativi lavori di restauro fu celebrato il 30 dicembre 1981 alla presenza del Presidente del Consiglio, Sen. Giovanni Spadolini.
Come spesso accade, il sopravvenuto mutamento politico (1983) fu protagonista della “prassi”, spesso infausta, della discontinuità.  
Nell’attività di rimozione furono coinvolte, perché ritenute spurie e aleatorie nella organizzazione funzionale degli uffici comunali, anche le giovani e motivate professionalità della Cooperativa “I Sassi” - nonostante il loro costo fosse sempre a carico dello Stato -, le quali furono ‘rispedite al mittente’, con il risultato che molti tra i soci professionisti si dimisero perché il loro obiettivo era stato quello di operare per la riabilitazione dei Sassi e non, certo, di divenire anonimi  impiegati statali !
Si dovette aspettare la promulgazione della legge n. 771 dell’11 novembre 1986 per ritrovare, nell’art. 13, la ufficializzazione della auspicata struttura tecnica e amministrativa composta da quattordici professionalità, quale riproposto Ufficio del Piano !
Il lavoro e le scelte della Commissione Giudicatrice non sono risultati sterili perché le redatte conclusioni hanno rappresentato elementi di stimolo e strategiche raccomandazioni per quanti, a diversi livelli di responsabilità, si sono cimentati nell’ardua e complessa gestione di un luogo riconosciuto nel 1993 Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Anche le proposte progettuali, oggi esposte dopo anni di clandestinità, offrono ancora una “grande quantità di suggerimenti e di indicazioni di importanza fondamentale” anche ai fini di una valutazione “laica” delle eseguite attività di restauro e delle articolate funzioni caratterizzanti l’attuale fruizione di un luogo senza età, sintesi unica della perenne vicenda dell’uomo.

30 dicembre 1981, inizio dei lavori di restauro del comparto di via Fiorentini
Archivio gruppi partecipanti al
Concorso Internazionale sui Sassi di Matera
L. 29/11/1971 n. 1043
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